I Masai
Il popolo più conosciuto di questo ambiente è il popolo Masai. I Masai sono un insieme di gruppi accomunati dalla medesima lingua e da somiglianze culturali e social, che vivono dispersi tra il Kenya e la Tanzania. Vivono principalmente di pastorizia, ma si dedicano anche all’agricoltura e al commercio. L’allevamento fornisce gli alimenti base della dieta dei guerrieri; essi, infatti, si cibano esclusivamente di latte, carne e sangue bovino. I vecchi e le donne si nutrono anche di burro, legumi e farina. Tutti consumano molto miele, e il tabacco è permesso solo alle donne e ai vecchi. Questo popolo, le cui radici risalgono a tempi antichi, vanta importanti tradizioni, dalle cerimonie religiose a quelle di iniziazione dei giovani guerrieri. Gli uomini portano i capelli lunghi, acconciati in ciocche compatte impastate con ocra rossa e grasso animale, mentre le donne, i vecchi e i bambini devono rasarsi accuratamente. Un’altra usanza particolare tra i Masai è quella di cambiare nome ad ogni passaggio nelle varie fasi della vita, dall’infanzia alla vecchiaia. Tra tutti gli abitanti del villaggio, uno in particolare riveste un’autorità superiore: il-oi-boni, una sorta di capo, che è anche guaritore, e che possiede poteri per effettuare profezie e divinazioni attraverso il lancio delle pietre, l’ispezione delle viscere animali, l’interpretazione dei sogni e l’interrogazione oracolare. I Masai credono nell’esistenza di due divinità sovrumane: il dio rosso, malefico e portatore di siccità, e il dio nero, benevolo e in grado di far piovere. Le due figure divine sono oggetto di offerte sacrificali e rituali propiziatori soprattutto con l’erba, che tra i Masai assume un carattere religioso e un forte valore simbolico, tanto che, se combattono un nemico e vogliono far pace, porgono l’erba come segno di pace.
I Boscimani
Un altro popolo, un tempo molto numeroso e oggi ridotto solo a poche migliaia di individui, è quello dei Boscimani, presente nel deserto del Kalahari. La loro economia è basata esclusivamente sulla caccia, praticata dagli uomini e integrata dalla raccolta di radici e semi, praticata invece dalle donne e dai bambini. Il modo di vivere e l’organizzazione sociale dei Boscimani sembrano molto simili a quelli delle genti del tardo Paleolitico, ed è per questo motivo che sono oggetto di approfonditi studi antropologici. Ancora oggi, i Boscimani applicano le tecniche di caccia descritte negli antichi graffiti su rocce: l’agguato teso stando appiattiti al suolo, e poi il lancio delle frecce avvelenate contro la preda. Oltre all’arco, per la caccia vengono usati la clava con testa di pietra, il bastone da scavo, il coltello raschiatoio di pietra e talvolta la lancia. Per fabbricare rudimentali vestiti sono usate solo le pelli non conciate; la scarsa acqua viene conservata entro i gusci d’uovo di struzzo. L’abitazione, un semplice paravento, viene eretta al momento della sosta, quando il cacciatore ha ucciso la preda. Questa viene consumata subito, leggermente scottata al fuoco, non essendo abitudine dei Boscimani provvedere a conservare gli alimenti. La struttura sociale è assai semplice, fondata sulla famiglia monogamica. Ogni famiglia ha un suo territorio di caccia nell’ambito di quello più vasto, ma rigorosamente definito, della tribù. Le difficili condizioni ambientali e il genere di vita nomade impongono severe norme di vita, che in passato dovevano essere più facili, come appare dal ricco e vivace patrimonio di miti e leggende e dalla caratteristica stessa dell’Essere supremo, un tempo buono e oggi cattivo per le crudeli lotte che ha dovuto sostenere. I Bantu prima e gli europei dopo hanno proceduto a un sistematico sterminio dei Boscimani. Molti dei gruppi originari sono scomparsi o ridotti a poche decine d’individui tanto che, attualmente, il popolo dei Boscimani è rappresentato da 10 – 15000 individui. Inoltre il loro territorio è diventato luogo di ricerca per le risorse naturali, senza tenere conto delle conseguenze che ciò potrà avere sui Boscimani. Dopo anni di indifferenza da parte dei governi africani, sta ora crescendo la sensibilità verso il problema delle minoranze indigene che rischiano di scomparire. La collettività ha ora compreso l’importanza del grande patrimonio culturale e artistico dei Boscimani, considerati fra i più significativi della storia dell’umanità.
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