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Il bioma della tundra comprende le terre più settentrionali dell’Europa, della Siberia e del Nord America. Nel complesso la tundra occupa il 5% delle terre emerse. Qualche zona a tundra si trova anche all’estremità meridionale del Sud America. Nell’emisfero australe, vaste distese di ghiacci perenni ricoprono l’Antartide, tuttavia in alcune aree molto ristrette poste ai margini del continente, crescono muschi e licheni. Anche sulle montagne delle zone temperate, sopra i 2000 metri, si trova un ambiente privo di alberi a causa del freddo, così da assomigliare a una tundra. Si tratta della tundra alpina detta parámo sulle Ande. Con la tundra vera e propria, quella alpina ha in comune alcune piante, come il salice nano, e qualche specie di insetto. Nella tundra alpina manca il permafrost, l’alternanza tra giorno e notte si compie in 24 ore e c’è un’insolazione più intensa. Gli animali tipici sono la marmotta, il camoscio, la pernice bianca e il fringuello. FONTE
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La taiga non si trova in nessuna parte dell’emisfero meridionale, poiché in quell’emisfero non esiste una massa di terre continentali che occupi le latitudini appropriate. Nell’emisfero settentrionale, invece, la taiga forma una cintura continua intorno al mondo, dalla Scandinavia sino alla Siberia asiatica e al Canada. Questo bioma si trasforma verso sud nella foresta decidua, ma nella parte centrale dei continenti sconfina nella steppa. Più a nord, invece, troviamo la distesa desolata della tundra, e spesso il passaggio tra taiga e tundra è segnato da una zona di bosco di betulle. La taiga costituisce la più grande area forestale continua esistente al mondo; la sua larghezza media è di 1500 chilometri ed occupa l’8% delle terre emerse. Le precipitazioni non sono elevate, mediamente si aggirano sui 400-600 millimetri e ancora meno nell’estremo nord: a volte solo 150 millimetri circa, situazione paragonabile a quella di molti deserti. In Europa meridionale la foresta di conifere è presente tra i 1500 e i 2000 metri di quota, e per molti aspetti è simile alla taiga delle pianure nordiche. FONTE Le foreste temperate decidue sono diffuse quasi esclusivamente nell’emisfero boreale, in cui si possono distinguere tre fasce principali. In Europa, la zona di foreste decidue e miste si estende dalle Isole Britanniche alla Francia e a tutta l’Europa centrale e orientale, fino ai monti Urali; nell’Asia orientale, è diffusa nell’estremo oriente russo, in Manciuria, Corea e Giappone; nell’America settentrionale occupa gran parte dell’area compresa tra i Grandi Laghi, l’Oceano Atlantico e il golfo del Messico a sud. Benché separate da migliaia di chilometri, queste foreste decidue sono simili, non solo per l’aspetto, ma anche per le specie di piante che le compongono, anche se si trovano alcune differenze a seconda della diversa storia geologica di queste regioni durante e dopo l’era glaciale. FONTE Le foreste tropicali, o pluviali, occupano la fascia del pianeta detta intertropicale, quella cioè compresa tra i due tropici, del Cancro e del Capricorno. Le grandi foreste pluviali si trovano principalmente in America Latina (Amazzonia) dove sono chiamate selva, in Africa (Congo, Camerun, Madagascar, ecc.), nell’area indomalese (Filippine, Indonesia, ecc.) dove sono chiamate “giungla” (dal sanscrito jangala) e in quella australiana (Australia, Nuova Guinea); in totale occupano il 10 % delle terre emerse. Tra queste, la foresta Amazzonica rappresenta circa un terzo di tutte le foreste tropicali e la maggior riserva d’acqua dolce del pianeta. FONTE La distribuzione delle barriere coralline è limitata ai mari tropicali e la sua estensione totale è di circa 600.000 km2.Le zone in cui si trovano le barriere più estese sono tre:
FONTE La zona più caratteristica della macchia mediterranea è il bacino del Mediterraneo, ma si può trovare anche in altre regioni del mondo: la California, il Cile centrale, la punta meridionale del Sudafrica e l’Australia meridionale. Mediterraneo Nel bacino del Mediterraneo la macchia ha subito un attacco considerevole da parte degli animali addomesticati dall’uomo, in particolare le capre, che hanno un’alimentazione poco specializzata e si nutrono quindi indifferentemente di ogni tipo di vegetazione: hanno bisogno di pochissima acqua e riescono addirittura ad arrampicarsi sugli alberi per raggiungere il cibo. Nella regione mediterranea esistono aree di eccezionale concentrazione di biodiversità ed elevata densità di specie endemiche, chiamate hot spots. In Italia queste aree si trovano in Sicilia e Sardegna. Il problema di tutte queste zone è che nella stagione secca non c’è modo di proteggere le piante dal pascolo indiscriminato. Gli agricoltori, infatti, non fanno riserve di foraggio per il bestiame per questo periodo, e quindi gli animali continuano a pascolare anche se le piante non sono nel momento della crescita, il che ha come risultato la formazione di una vegetazione povera e scarsa. Questa vegetazione viene ulteriormente modificata dal fuoco, infatti durante la stagione asciutta è tutto secco e facilmente infiammabile, a causa dell’elevato contenuto di oli volatili presente in molte specie. California In California la macchia mediterranea è chiamata chaparral ed è una zona di arbusti spinosi ricchi di uccelli e di altri vertebrati, soprattutto nella stagione umida; durante l’estate calda, molti uccelli e gli erbivori più grossi si spostano verso zone più favorevoli. I mammiferi che abitano la chaparral sono gli scoiattoli di terra e i ratti canguro, animali che immagazzinano semi nelle loro tane. Questi semi hanno l’importante funzione di conservare l’acqua, perché assorbono il vapore acqueo che viene disperso durante la respirazione di questi piccoli mammiferi mentre sono nelle tane. Tra gli animali più grandi si possono trovare il pecari dal collare, simile al maiale ma di taglia inferiore e ugualmente onnivoro; la comune antilope, abile corridore; il cervo mulo, molto numeroso, mentre stanno diminuendo di numero con gli anni i lupi, gli orsi grigi e i leoni di montagna. Tra gli uccelli predomina il gallo corridore, parente dei cuculi, che non possiede però le stesse abitudini parassitarie del nido; non è un abile volatore, ma corre velocemente e si nutre di rettili e roditori. Australia In Australia meridionale la macchia è chiamata mallee e consiste in una boscaglia semiarida. In questo ambiente sono numerosi gli uccelli granivori e meno comuni i frugivori (cioè che si cibano di frutti). Tra i granivori si trova il fagiano australiano, un uccello che non cova le uova mettendosi sopra, ma accumula una montagnetta di terra e vi depone sopra le uova. Il maschio si occupa di controllare la temperatura delle uova aggiungendo o togliendo terriccio dal cumulo. Anche gli uccelli che si nutrono di carne sono comuni, infatti vi sono numerose specie di falconi, astori, gufi, civette e averle maggiori. Cile In Cile troviamo il matorral, dove vivono piccoli mammiferi come il degu, un roditore grosso come un topo e con unghie affilate con cui scava il terreno alla ricerca di radici e tuberi. Sembra che un tempo vivesse qui il guanaco. FONTE Le savane occupano più del 10 % delle terre emerse: si estendono in parte del Brasile, dell’Africa equatoriale, in Madagascar, in parte dell’India e dell’Australia. Questo bioma occupa, in queste zone, la fascia intertropicale tra le aree piovose equatoriali e quelle desertiche subtropicali. A seconda della zona geografica in cui le savane si trovano, incontriamo differenti tipi di vegetazione e, in alcuni casi, anche di animali. FONTE I deserti si estendono dal 20° parallelo Nord al 20° Sud con una eccezione, il deserto del Gobi che si estende tra il 37° e il 40° parallelo Nord. Il 15 % di tutte le terre emerse vengono considerate semiaride, un altro 15 % aride e il 4% estremamente aride. I deserti estremamente aridi sono caratterizzati dall’assenza totale di precipitazioni per periodi di oltre un anno. Queste caratteristiche si trovano nei deserti veri come il Sahara, parte del deserto d’Arabia, il Namib e parte del Kalahari; il deserto Mojave nordamericano e l’Atacama dell’America latina; il Gobi asiatico e parte del deserto australiano. Tra i deserti aridi e semiaridi, con precipitazioni relativamente più abbondanti e intervalli di siccità non così prolungati, troviamo parte del Kalahari e il Karoo sudafricano; in Asia incontriamo il deserto arabico e mediorientale, quello iraniano, il Touran, quello indiano, tibetano e mongolo; in America del nord il Chihuahua messicano; quello patagonico in America latina e gran parte del deserto australiano. FONTE Con il termine “steppa” si indicano ambienti costituiti da estese praterie temperate, caratterizzati in generale da estati calde e secche e da inverni freddi e piovosi. Le steppe dell’emisfero settentrionale si trovano all’interno dei continenti, tra le latitudini di 30° e 50°. Nell’emisfero meridionale questo bioma è meno diffuso e si trova principalmente in Sud America. Il clima della steppa è poco piovoso, con estati molto calde e inverni gelidi. In Asia, dal punto di vista climatico, le steppe orientali sono molto diverse da quelle occidentali. A oriente le precipitazioni non superano i 60 millimetri di pioggia all’anno, mentre le steppe occidentali possono riceverne fino a 400. Per quanto riguarda le temperature, nelle steppe asiatiche orientali si registra una temperatura media di 25 °C in estate e di –15 °C in inverno, mentre a occidente le medie estive non superano 20 °C, e 0°C quelle invernali. La mancanza di alberi è dovuta non solo ai fattori climatici, ma anche all’intenso pascolo dei grandi erbivori e, in alcuni casi, alla deforestazione operata dall’uomo. FONTE Il termine “tundra” deriva da una parola lappone che significa “terra brulla”. Il territorio si presenta pianeggiante, con poca vegetazione e pressoché privo di rilievi: un deserto freddo. Il clima della tundra varia a seconda che si trovi in una regione oceanica o in una regione continentale. Per esempio, nella tundra europea, riscaldata dalla Corrente del Golfo, il terreno rimane molti mesi non ghiacciato, mentre la tundra continentale canadese è sempre gelata. In Europa la tundra inizia alla latitudine 7°N, mentre in Canada orientale inizia a partire da 55°N. Durante il lungo inverno, le minime mensili non scendono mai sotto i –10°C nella tundra europea, mentre toccano i –30°C in Alaska. In Siberia orientale le temperature medie invernali possono raggiungere i –50°C. Dato che durante i mesi invernali il sole non sorge, la tundra trascorre diversi mesi in una lunga e gelida notte. Al contrario, durante il periodo estivo, il sole si mantiene sempre, o quasi sempre, sopra l’orizzonte senza che ci sia una vera e propria notte. L’energia solare che giunge sul terreno è comunque scarsa poiché il sole rimane molto basso sull’orizzonte. Ne consegue che l’acqua contenuta nel suolo gela per molti metri di profondità e forma uno strato di terreno duro che si scioglie in superficie solo in estate. Il terreno ghiacciato della tundra prende il nome di permafrost (dall’inglese permanent frost che significa “sempre gelato”). L’evaporazione è molto ridotta, perciò, anche se piove pochissimo, durante l’estate artica si formano estese zone umide a causa dello scioglimento degli strati più superficiali del suolo. FONTE |
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March 2020
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