Durante l’era Cenozoica, l’area del mar Mediterraneo era un enorme oceano e si ridusse progressivamente formando alcuni bacini secondari. Il principale di essi si trasformò in seguito nel Mar Mediterraneo. A causare questo fu l’avvicinamento tra la placca continentale africana e quella eurasiatica. Le enormi spinte provenienti da sud fecero sollevare i sedimenti accumulati sul fondo dell’oceano, dando origine alle catene montuose dell’Atlantide, dei Pirenei, delle Alpi, dei Balcani e dell’Asia minore. Nell’ultima fase del Miocene, l’antico oceano divenne un mare interno, anche se differente dall’attuale mar Mediterraneo. Nell’era geologica successiva, il Pliocene, il mar Mediterraneo si prosciugò. I fenomeni geologici associati a questo periodo, come l’apertura di enormi fratture, l’attività vulcanica, il sollevamento di aree costiere, ecc. furono il punto di partenza per la formazione della complessità ecologica e geografica della regione mediterranea. Questa fase favorì l’espansione di piante resistenti al sale (Alofite dei generi: Limonium, Salicornia, Arthrocnemum, Salsola, Artemisia) e la comparsa di piccole specie poco diffuse, la cui adattabilità a condizioni particolari favorì la loro successiva evoluzione. Alla fine quello che è l’attuale stretto di Gibilterra si spaccò in seguito a movimenti della crosta terrestre e le acque dell’Atlantico si riversarono nel bacino mediterraneo. La configurazione attuale di questo bacino fu stabilita all’incirca cinque milioni di anni fa.
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