Uno dei più importanti mercati legati alla foresta è il commercio del legno. Tra i legni più utilizzati ricordiamo, per esempio, il Teak, il Mogano e l’Ebano. Le foreste si trovano in genere in paesi poveri dove la necessità economica porta a vendere il legno presente in abbondanza a prezzi bassissimi. L’intenso sfruttamento che deriva dal basso costo di questa risorsa e dalla sua abbondanza mette a dura prova la sopravvivenza di tutti gli esseri viventi presenti in questo ecosistema. Alberi secolari vengono abbattuti per l’industria del legname, del mobile o della carta. L’Italia, per esempio, è il secondo importatore mondiale di legno dal Bacino del Congo, ed importa il 60% di tutti i tronchi di Ayous abbattuti in quell’area. Il mercato illegale di legname rappresenta circa il 20% del mercato mondiale, é difficilmente controllabile, e minaccia ulteriormente la sopravvivenza di questo ecosistema. Le proporzioni del disboscamento sono impressionanti e il fenomeno ha assunto gli aspetti più drammatici in Africa. Dal 1990 al 2000, l’Africa ha perduto oltre 55 milioni di ettari di foresta con un incremento del 25% del tasso di distruzione rispetto al 1992. I paesi della regione della foresta africana hanno aumentato la loro produzione di legno del 58% dalla metà degli anni novanta. Nello stesso periodo non c’è stata alcuna significativa crescita delle aree di foresta destinate alla conservazione; al contrario in questo periodo diversi milioni di ettari di foresta incontaminata sono stati ceduti alle compagnie del legno per le operazioni di estrazione industriale di tronchi. L’Indonesia e la Nuova Guinea hanno perso dal 60 al 72 % delle loro foreste, mentre nella regione la produzione di legno tra il 1996 e il 1998 è aumentata del 25% rispetto al decennio precedente. Si stima che in Indonesia, il 70% del legno grezzo prodotto per le segherie locali sia estratto illegalmente.
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