Nelle zone desertiche l’agricoltura è praticata soltanto nelle oasi. All’origine c’è spesso una singola palma, piantata in uno scavo del terreno e circondata da rami secchi per proteggerla dalla sabbia. Con il tempo si sviluppano estese coltivazioni, ma l’acqua necessaria alla crescita della vegetazione non scaturisce liberamente da sorgenti. E’ necessaria un’opera umana faticosa e rigorosa per sfruttare la riserva idrica presente nel sottosuolo. Nel corso del tempo, l’uomo ha costruito vasche sotterranee per raccogliere l’acqua, e lunghi canali per trasportarla. Tali strutture necessitano di una continua manutenzione per eliminare depositi di sabbia o di pietre che ostruiscono il flusso. Ogni oasi ha un caratteristico sistema di irrigazione: per esempio, a Ghardaya (valle del Mozab) nel Sahara, l’acqua scorre sotto il letto asciutto di un antico fiume. Oltre un milione di palme da dattero vengono irrigate grazie ad una sofisticata struttura che gestisce il flusso sotterraneo. Si tratta di un capillare sistema di dighe, sbarramenti e pozzi che canalizzano, smistano e dosano l’acqua, facendo sì che in tutti i giardini ne arrivi la giusta quantità. In altre oasi, come quelle che si trovano nella regione del Souf, dove la falda freatica è molto vicina alla superficie, i contadini hanno ideato un altro metodo ingegnoso per bagnare i palmeti: anziché irrigare la superficie con pozzi e canali, scavano per le palme dei veri e propri crateri, in modo tale che queste possano raggiungere direttamente con le radici l’acqua della falda: uno stratagemma che evita le dispersioni dovute all’evaporazione e offre alle piantagioni una valida protezione contro il vento e la sabbia.
FONTE
FONTE