Un team composto da ricercatori della Oxford University, di Save the Elephants e del parco a tema Animal Kingdom della Disney ha registrato le voci dei Samburu, una tribù del nord del Kenya. In seguito gli scienziati hanno fatto ascoltare le registrazioni a degli elefanti, che hanno reagito rapidamente diventando subito guardinghi, e scappando a tutta velocità mentre emettevano un barrito piuttosto particolare. Un barrito che, secondo il nuovo studio pubblicato su PloS ONE, significa precisamente che ci sono umani nei dintorni. E che probabilmente sono pericolosi.
Già in passato i ricercatori della Oxford University avevano scoperto l'esistenza di un richiamo d'allerta specifico per segnalare la presenza di api, dopo aver visto alcuni elefanti che barrivano scatenando l'allerta dei loro conspecifici, e che scappavano poi il più lontano possibile dal ronzio degli insetti infuriati. I due differenti barriti alle nostre orecchie possono sembrare simili, quasi uguali, ma a frequenze basse (che gli elefanti possono percepire) la diversità è invece notevole.
La reazione alla presenza umana, e dunque l'allarme a questa dedicato, è differente da quella per le api anche nella gestualità. In presenza degli insetti infatti gli elefanti scuotono violentemente la testa, perché fuggendo cercano di scacciare le api: nonostante la loro pelle molto spessa, potrebbero essere punti intorno agli occhi, o all'interno delle proboscidi. I piccoli poi rischiano perfino la morte, perché non hanno ancora sviluppato una pelle resistente come quella degli adulti.
Barriti come parole
“Sembra che gli elefanti siano in grado di adattare il loro tratto vocale (bocca, lingua, proboscide e via dicendo) in modo da modulare il suono dei barriti, producendo così diversi richiami d'allarme”, spiega Lucy King, l'autrice dello studio. Gli scienziati tuttavia non escludono che si possa trattare anche di “effetti secondari” della fuga, risposte emotive che, dopo il primo barrito, vengono riprese anche dagli altri elefanti nei dintorni. Tuttavia ritengono più probabile che questi richiami possano in qualche modo svolgere la funzione di vere e proprie parole, utilizzate specificamente in funzione a un determinato pericolo e all'urgenza di fuggire.
“L'analisi effettuata ai laboratori Disney da Joseph Soltis ha mostrato che la differenza tra i due barriti è la stessa che intercorre tra due parole che differiscono per una sola vocale, ma che acquistano comunque due significati diversi. La diversità dei richiami negli elefanti serve invece a segnalare due diversi tipi di pericolo, fornendo agli altri individui un avvertimento mirato”, conclude King.
Un altro studio, pubblicato su PNAS, ha a sua volta approfondito il modo in cui gli elefanti hanno imparato a convivere con gli esseri umani nell'area dell'Amboseli National Park, in Kenya. Qui gli animali non si limitano a distinguere tra presenza umana e quella, ad esempio, delle api, ma discriminano anche tra le varie tribù indigene (come Kamba e Masai), in base all'età, al genere, all'odore che emanano le persone e al colore dei vestiti che indossano.
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