Secondo un nuovo studio, le muovono per scambiarsi informazioni su cibo e predatori
Due cavalli fotografati a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti.
Ci sono esseri umani che ai cavalli sussurrano, ma per comunicare tra loro i quadrupedi usano le grandi, mobilissime orecchie, con cui riescono a scambiarsi informazioni sulla presenza di cibo o di pericoli. È il risultato di uno studio condotto da un'équipe dell'Università del Sussex, in Inghilterra; si tratta di una delle prime ricerche ad aver esaminato il modo di comunicare degli animali sociali concentrandosi su caratteristiche non possedute dagli esseri umani - come appunto le orecchie mobili - dice Jennifer Wathan, studentessa di dottorato e leader dello studio, pubblicato sulla rivista Current Biology.
Wathan e i suoi colleghi sono partiti cercando di pensare a come i cavalli percepiscono il mondo. Come l'uomo, il cavallo è un animale sociale. Vivere in branco con altri membri della propria specie può comportare qualche svantaggio, ma anche parecchi benefici: ad esempio, una parte del gruppo può stare di guardia per avvistare eventuali predatori mentre gli altri mangiano o cercano cibo.
Ma il sistema funziona solo se gli animali hanno un modo per scambiarsi le informazioni. "I cavalli hanno un'ottima vista, meglio dei cani e dei gatti", spiega Wathan, "ma finora lo studio delle loro espressioni facciali è stato molto trascurato". La studiosa ha ipotizzato che i quadrupedi muovessero le orecchie per attirare l'attenzione e segnalare agli altri di guardare in una certa direzione.
Percezioni equine
Per mettere alla prova la loro idea, Wathan e la sua assistente Karen McComb hanno fotografato un cavallo al pascolo che guardava uno di due secchi pieni di cibo. In un primo set di foto, le orecchie del cavallo erano coperte; nel secondo, gli occhi; il terzo mostrava la testa del cavallo senza mascherature. Wathan e McComb hanno stampato le foto a grandezza naturale e le hanno mostrate ad altri cavalli, messi anche loro di fronte a due secchi di cibo. Studi precedenti avevano già dimostrato che un cavallo sa riconoscere il ritratto di un suo simile: l'esperimento puntava a stabilire se la fotografia avrebbe comunicato al cavallo "reale" qualche informazione sul secchio di cibo da scegliere.
Il risultato è stato che davanti alle foto del loro similie con occhi e orecchie scoperte, i cavalli sceglievano nel 75 per cento dei casi il secchio di cibo verso cui il cavallo della foto stava guardando. Negli altri casi, la scelta era più o meno casuale, ma la coincidenza tra foto e realtà era leggermente maggiore quando il quadrupede aveva davanti la foto del cavallo con le orecchie scoperte invece di quello con gli occhi scoperti. "Ciò significa che nella foto del cavallo con le orecchie coperte c'erano meno informazioni, non abbastanza da cambiare comportamento", conclude Wathan.
È la prima dimostrazione che i cavalli sono in grado di scambiarsi informazioni sul cibo, anche se sono evoluti in un ambiente "in cui i fili d'erba sono un po' tutti uguali", dice Katherine Houpt, professoressa emerita di medicina veterinaria alla Cornell University, specializzata in cavalli. "I cavalieri esperti sanno che bisogna stare attenti alle orecchie del cavallo per capire quel che gli passa per la testa. Dunque non mi meraviglia che dalle orecchie siano venute informazioni preziose".
FONTE
Ci sono esseri umani che ai cavalli sussurrano, ma per comunicare tra loro i quadrupedi usano le grandi, mobilissime orecchie, con cui riescono a scambiarsi informazioni sulla presenza di cibo o di pericoli. È il risultato di uno studio condotto da un'équipe dell'Università del Sussex, in Inghilterra; si tratta di una delle prime ricerche ad aver esaminato il modo di comunicare degli animali sociali concentrandosi su caratteristiche non possedute dagli esseri umani - come appunto le orecchie mobili - dice Jennifer Wathan, studentessa di dottorato e leader dello studio, pubblicato sulla rivista Current Biology.
Wathan e i suoi colleghi sono partiti cercando di pensare a come i cavalli percepiscono il mondo. Come l'uomo, il cavallo è un animale sociale. Vivere in branco con altri membri della propria specie può comportare qualche svantaggio, ma anche parecchi benefici: ad esempio, una parte del gruppo può stare di guardia per avvistare eventuali predatori mentre gli altri mangiano o cercano cibo.
Ma il sistema funziona solo se gli animali hanno un modo per scambiarsi le informazioni. "I cavalli hanno un'ottima vista, meglio dei cani e dei gatti", spiega Wathan, "ma finora lo studio delle loro espressioni facciali è stato molto trascurato". La studiosa ha ipotizzato che i quadrupedi muovessero le orecchie per attirare l'attenzione e segnalare agli altri di guardare in una certa direzione.
Percezioni equine
Per mettere alla prova la loro idea, Wathan e la sua assistente Karen McComb hanno fotografato un cavallo al pascolo che guardava uno di due secchi pieni di cibo. In un primo set di foto, le orecchie del cavallo erano coperte; nel secondo, gli occhi; il terzo mostrava la testa del cavallo senza mascherature. Wathan e McComb hanno stampato le foto a grandezza naturale e le hanno mostrate ad altri cavalli, messi anche loro di fronte a due secchi di cibo. Studi precedenti avevano già dimostrato che un cavallo sa riconoscere il ritratto di un suo simile: l'esperimento puntava a stabilire se la fotografia avrebbe comunicato al cavallo "reale" qualche informazione sul secchio di cibo da scegliere.
Il risultato è stato che davanti alle foto del loro similie con occhi e orecchie scoperte, i cavalli sceglievano nel 75 per cento dei casi il secchio di cibo verso cui il cavallo della foto stava guardando. Negli altri casi, la scelta era più o meno casuale, ma la coincidenza tra foto e realtà era leggermente maggiore quando il quadrupede aveva davanti la foto del cavallo con le orecchie scoperte invece di quello con gli occhi scoperti. "Ciò significa che nella foto del cavallo con le orecchie coperte c'erano meno informazioni, non abbastanza da cambiare comportamento", conclude Wathan.
È la prima dimostrazione che i cavalli sono in grado di scambiarsi informazioni sul cibo, anche se sono evoluti in un ambiente "in cui i fili d'erba sono un po' tutti uguali", dice Katherine Houpt, professoressa emerita di medicina veterinaria alla Cornell University, specializzata in cavalli. "I cavalieri esperti sanno che bisogna stare attenti alle orecchie del cavallo per capire quel che gli passa per la testa. Dunque non mi meraviglia che dalle orecchie siano venute informazioni preziose".
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