Sono una delle specie più invasive del sud della Florida, e, a quanto pare, sono anche molto forti nell'orienteering
Il pitone birmano più lungo mai trovato in Florida è questo esemplare di 5,7 metri, a sinistra tra le braccia del suo scopritore Jason Leon, a destra misurato dai ricercatori dell' Università della Florida.
"Nessun posto è bello come casa propria": questo vecchio detto vale anche per i pitoni birmani. Un nuovo studio pubblicato su Biology Letters ha infatti scoperto che questi rettili possono ritrovare la strada verso il proprio territorio anche quando si trovano a 36 chilometri di distanza.
Con quasi sei metri di lunghezza, i pitoni birmani sono tra i serpenti più grandi del mondo, e negli ultimi dieci anni si sono fatti conoscere per essere anche una delle specie più invasive del sud della Florida. Questi rettili alieni, probabilmente discendenti da animali un tempo tenuti in cattività e poi fuggiti, spesso si nutrono delle specie autoctone: nelle Everglades, alcune delle prede native dei pitoni sono infatti a rischio di estinzione locale. Comprendere gli spostamenti di questi serpenti potrebbe aiutare gli scienziati a capire come arrestarne la diffusione, ed è per questo che l'esperto di rettili e anfibi Shannon Pittman ha voluto scoprire se le capacità di navigazione note in altre specie sono presenti anche nel pitone birmano. "La maggior parte dei serpenti occupa un determinato territorio, e ama rimanere in quella zona. Quando vengono spostati tendono a vagare, e cercare di capire dove si trovano”, spiega Pittman.
Trovare la via di casa
Per valutare le capacità di orientamento dei pitoni, Pittman e i colleghi li hanno spostati al di fuori del loro territorio fino a portarli a 36 chilometri di distanza dalle Everglades, e li hanno seguiti per capire come si sarebbero mossi. Anche se gli scienziati possono facilmente tenere traccia di specie come lupi e uccelli, grazie a localizzatori GPS attaccati al corpo, i serpenti ovviamente non hanno un collo o una zampa che si prestino all'installazione dello strumento. Ad ognuno dei 12 serpenti dello studio, dunque, previa anestesia è stato impiantato un piccolo radio-localizzatore.
Seguendo gli animali nel corso del tempo, il team di Pittman è rimasto molto sorpreso scoprendo che i rettili erano in grado di dirigersi in maniera precisa verso la propria zona di provenienza. Pittman non è sicuro di come avvenga il processo di orientamento, ma crede che una possibilità arrivi dal cielo: altri serpenti, infatti, sono noti per sfruttare le stelle per la navigazione. Secondo l'autore, i risultati si riveleranno utili per gli scienziati che si occupano della gestione delle popolazioni di serpenti. “I biologi hanno bisogno di sapere quanto velocemente possono diffondersi queste specie, e quali corridoi sono più propense a sfruttare”, commenta, “in modo che i naturalisti possano poi lavorare per impedire l'espansione delle popolazioni”.
FONTE
"Nessun posto è bello come casa propria": questo vecchio detto vale anche per i pitoni birmani. Un nuovo studio pubblicato su Biology Letters ha infatti scoperto che questi rettili possono ritrovare la strada verso il proprio territorio anche quando si trovano a 36 chilometri di distanza.
Con quasi sei metri di lunghezza, i pitoni birmani sono tra i serpenti più grandi del mondo, e negli ultimi dieci anni si sono fatti conoscere per essere anche una delle specie più invasive del sud della Florida. Questi rettili alieni, probabilmente discendenti da animali un tempo tenuti in cattività e poi fuggiti, spesso si nutrono delle specie autoctone: nelle Everglades, alcune delle prede native dei pitoni sono infatti a rischio di estinzione locale. Comprendere gli spostamenti di questi serpenti potrebbe aiutare gli scienziati a capire come arrestarne la diffusione, ed è per questo che l'esperto di rettili e anfibi Shannon Pittman ha voluto scoprire se le capacità di navigazione note in altre specie sono presenti anche nel pitone birmano. "La maggior parte dei serpenti occupa un determinato territorio, e ama rimanere in quella zona. Quando vengono spostati tendono a vagare, e cercare di capire dove si trovano”, spiega Pittman.
Trovare la via di casa
Per valutare le capacità di orientamento dei pitoni, Pittman e i colleghi li hanno spostati al di fuori del loro territorio fino a portarli a 36 chilometri di distanza dalle Everglades, e li hanno seguiti per capire come si sarebbero mossi. Anche se gli scienziati possono facilmente tenere traccia di specie come lupi e uccelli, grazie a localizzatori GPS attaccati al corpo, i serpenti ovviamente non hanno un collo o una zampa che si prestino all'installazione dello strumento. Ad ognuno dei 12 serpenti dello studio, dunque, previa anestesia è stato impiantato un piccolo radio-localizzatore.
Seguendo gli animali nel corso del tempo, il team di Pittman è rimasto molto sorpreso scoprendo che i rettili erano in grado di dirigersi in maniera precisa verso la propria zona di provenienza. Pittman non è sicuro di come avvenga il processo di orientamento, ma crede che una possibilità arrivi dal cielo: altri serpenti, infatti, sono noti per sfruttare le stelle per la navigazione. Secondo l'autore, i risultati si riveleranno utili per gli scienziati che si occupano della gestione delle popolazioni di serpenti. “I biologi hanno bisogno di sapere quanto velocemente possono diffondersi queste specie, e quali corridoi sono più propense a sfruttare”, commenta, “in modo che i naturalisti possano poi lavorare per impedire l'espansione delle popolazioni”.
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