Non esattamente come noi, ma dato che anche i pesci accumulano gas nell'intestino, in qualche modo devono espellerlo.
I pesci sviluppano gas nell’intestino e lo espellono dal retto come gran parte degli animali. Se non vediamo file di bollicine fuoruscire dal retro del pesciolino rosso nell’acquario, è perché molti pesci “impacchettano” nell’intestino i propri escrementi (gas compresi) e li espellono avvolti in una sorta di membrana gelatinosa. Questi pacchetti, poi, possono affondare o galleggiare, ma non si vedono spesso nell’acqua perché molti pesci li mangiano!
Pesce gonfiato. Lo squalo toro, però, usa l’espulsione di gas come tecnica di bilanciamento nell’acqua. Quando nuota in superficie, respira aria e la trattiene nello stomaco: in seguito, ne espelle la quantità necessaria per mantenersi a una determinata profondità.
Aringhe e peti. Alla lista dei pesci che fanno le puzze, vanno aggiunte anche le aringhe. Secondo i ricercatori dell’Università svedese di Scienze agrarie, infatti, i misteriosi ticchettii udibili nella baia di Stoccolma non sono prodotti da sottomarini russi, bensì dalle flatulenze dei piccoli pesci. Questi animali emettono dall’ano delle bolle, producendo un suono ad alta frequenza che le altre aringhe percepiscono come un invito ad aggregarsi per formare un banco compatto.
Scoreggiamo e difendiamoci. Una strategia che permette al singolo pesce di diminuire le probabilità di essere attaccato da un predatore. Secondo lo studio, questo processo sarebbe volontario: non solo il gas emesso è prodotto dalla digestione, ma le aringhe raggiungono la superficie per ingoiare intenzionalmente l’aria, che poi rilasciano per via rettale. Un sistema originale di scambiarsi informazioni.
E gli altri animali? Le flatulenze di alcuni animali possono perfino essere pericolose per il pianeta: una pecora emette 25 litri al giorno di solo metano. Una vacca arriva a 280 litri. Il metano è un gas serra più dannoso dell’anidride carbonica, e vacche e pecore insieme sono responsabili di circa il 14% dei gas serra prodotti in Australia e del 25% del metano della Terra.
FONTE
Pesce gonfiato. Lo squalo toro, però, usa l’espulsione di gas come tecnica di bilanciamento nell’acqua. Quando nuota in superficie, respira aria e la trattiene nello stomaco: in seguito, ne espelle la quantità necessaria per mantenersi a una determinata profondità.
Aringhe e peti. Alla lista dei pesci che fanno le puzze, vanno aggiunte anche le aringhe. Secondo i ricercatori dell’Università svedese di Scienze agrarie, infatti, i misteriosi ticchettii udibili nella baia di Stoccolma non sono prodotti da sottomarini russi, bensì dalle flatulenze dei piccoli pesci. Questi animali emettono dall’ano delle bolle, producendo un suono ad alta frequenza che le altre aringhe percepiscono come un invito ad aggregarsi per formare un banco compatto.
Scoreggiamo e difendiamoci. Una strategia che permette al singolo pesce di diminuire le probabilità di essere attaccato da un predatore. Secondo lo studio, questo processo sarebbe volontario: non solo il gas emesso è prodotto dalla digestione, ma le aringhe raggiungono la superficie per ingoiare intenzionalmente l’aria, che poi rilasciano per via rettale. Un sistema originale di scambiarsi informazioni.
E gli altri animali? Le flatulenze di alcuni animali possono perfino essere pericolose per il pianeta: una pecora emette 25 litri al giorno di solo metano. Una vacca arriva a 280 litri. Il metano è un gas serra più dannoso dell’anidride carbonica, e vacche e pecore insieme sono responsabili di circa il 14% dei gas serra prodotti in Australia e del 25% del metano della Terra.
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