l primo micio della mia vita, un gentlecat, si chiamava Leo. Mi ha scelto un giorno di ottobre del 2006, lanciandosi contro la vetrina del negozio in cui era esposto, aveva solo due mesi. Aveva gli occhietti tutti sporchini e il nasino rosa, e due occhi splendidi. Ci siamo innamorati, ed è venuto a casa nostra, e io che non avevo mai avuto un micio, ho imparato insieme a lui come carezzarlo, dargli da mangiare, pulirgli il pelo, e giocare. Ho passato intere domeniche coi crampi pur di non muovermi e spostarlo mentre mi dormiva in grembo. Nei momenti tristi, o quando la notte faticavo a dormire, era sempre accanto a me, e se scendeva una lacrima di solitudine, mi guardava e mi chiedeva “MIAO”? E sapevi dire Mama… io che mamma non lo sono stata, avevo lui. E poi anche i suoi fratelli e sorelle (tre) che con pazienza e gentilezza ha accettato di “crescere” ed educare insieme a noi. Poi improvvisamente, quando il dolore per la perdita di mia papà era ancora lacerante, … il pelo di Leo non era più lucido e morbido, dimagriva e non mangiava nulla. Pur così giovane, la sentenza non ha avuto appello… i reni erano irrimediabilmente malati, e un gran pezzo del mio cuore è venuto via insieme a lui in quell’ultimo abbraccio del suo viaggio con noi prima di volare sul ponte.
FONTE
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