Un pinguino di Adelia solleva le ali.
I pinguini hanno perso la capacità di volare da milioni di anni, e ora gli scienziati credono di aver capito perché: secondo una ricerca, spiccare il volo era troppo dispendioso, da un punto di vista energetico, per degli uccelli che stavano diventando nuotatori sempre più provetti.
Saper volare avrebbe sicuramente comportato dei vantaggi per i pinguini antartici: la loro estenuante e spesso letale marcia avrebbe richiesto solo poche ore di volo rispetto a giorni di cammino; inoltre, avrebbe permesso loro di sfuggire molto più facilmente a predatori come la foca leopardo. Perché quindi, si sono chiesti i ricercatori, i pinguini hanno smesso di volare?
L'ipotesi biomeccanica suggerisce che le ali dei pinguini, un tempo adatte al volo, sarebbero diventate sempre più efficaci per nuotare, e ciò avrebbe fatto restare al suolo questi uccelli; d'altra parte, una maggiore capacità di immersione avrebbe aumentato le opportunità di nutrirsi in profondità. Un pinguino imperatore ad esempio può restare sott'acqua fino a 20 minuti e immergersi a 450 metri per trovare cibo.
Il nuovo studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, che si concentra sui costi, in termini di dispendio energetico, per quegli uccelli dotati sia della capacità di volare che di immergersi, offre delle prove cruciali a sostegno di questa teoria.
L'uria di Brünnich (Uria lomvia), secondo gli studiosi, è l'animale che più si avvicina a un possibile antenato volatore dei pinguini. Altri animali nuotatori, come il cormorano (Phalacrocorax pelagicus), usano le zampe per avanzare sott'acqua. Entrambi gli animali sono stati utilizzati come modelli biomeccanici per calcolare il dispendio energetico di un antico antenato dei pinguini, l'ultimo della sua linea evolutica in grado di spiccare il volo.
Ma sono state le analisi condotte sulle uria a rivelare perché i pinguini odierni non volano: le urie infatti sono gli uccelli che nuotano meglio, superati sott'acqua solo dai pinguini, affermano gli studiosi. Volare però costa loro più energia rispetto a qualunque altro uccello o vertebrato, e questa capacità sta diventando sempre più ardua da conservare.
FONTE
I pinguini hanno perso la capacità di volare da milioni di anni, e ora gli scienziati credono di aver capito perché: secondo una ricerca, spiccare il volo era troppo dispendioso, da un punto di vista energetico, per degli uccelli che stavano diventando nuotatori sempre più provetti.
Saper volare avrebbe sicuramente comportato dei vantaggi per i pinguini antartici: la loro estenuante e spesso letale marcia avrebbe richiesto solo poche ore di volo rispetto a giorni di cammino; inoltre, avrebbe permesso loro di sfuggire molto più facilmente a predatori come la foca leopardo. Perché quindi, si sono chiesti i ricercatori, i pinguini hanno smesso di volare?
L'ipotesi biomeccanica suggerisce che le ali dei pinguini, un tempo adatte al volo, sarebbero diventate sempre più efficaci per nuotare, e ciò avrebbe fatto restare al suolo questi uccelli; d'altra parte, una maggiore capacità di immersione avrebbe aumentato le opportunità di nutrirsi in profondità. Un pinguino imperatore ad esempio può restare sott'acqua fino a 20 minuti e immergersi a 450 metri per trovare cibo.
Il nuovo studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, che si concentra sui costi, in termini di dispendio energetico, per quegli uccelli dotati sia della capacità di volare che di immergersi, offre delle prove cruciali a sostegno di questa teoria.
L'uria di Brünnich (Uria lomvia), secondo gli studiosi, è l'animale che più si avvicina a un possibile antenato volatore dei pinguini. Altri animali nuotatori, come il cormorano (Phalacrocorax pelagicus), usano le zampe per avanzare sott'acqua. Entrambi gli animali sono stati utilizzati come modelli biomeccanici per calcolare il dispendio energetico di un antico antenato dei pinguini, l'ultimo della sua linea evolutica in grado di spiccare il volo.
Ma sono state le analisi condotte sulle uria a rivelare perché i pinguini odierni non volano: le urie infatti sono gli uccelli che nuotano meglio, superati sott'acqua solo dai pinguini, affermano gli studiosi. Volare però costa loro più energia rispetto a qualunque altro uccello o vertebrato, e questa capacità sta diventando sempre più ardua da conservare.
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