FOTOGALLERIA Perché un fotografo che ha trascorso gran parte della sua vita assieme agli orsi polari in natura decide di "adottare" uno dei cuccioli dello zoo di Monaco? La risposta è che nessuno ama questi animali più di lui.
Norbert Rosing ha fotografato orsi polari per 25 anni. Nel 1989, ha scattato la sua prima foto a un orso polare a Churchill, nella provincia canadese del Manitoba. Doveva realizzare un servizio sull'Artide, non sui plantigradi, ma quando ne ha visto uno è rimasto "stregato", per usare le sue parole, dalla sue bellezza.
“Stavo guidando su una strada ghiaiosa sulla mia macchinetta scassata e a un certo punto vedo quest'orso venire verso di me. Il suo aspetto, quella scena mi è entrata nel cuore lasciandomi lì seduto a bocca aperta. L'orso si è diretto verso un lago gelato, si è tuffato sotto il ghiaccio sottile e poi è riemerso, scuotendo la testa. Non avevo mai visto una scena del genere prima, ma da allora fotografare questi animali è diventata una droga”.
Nel 2000, undici anni dopo, National Geographic pubblicò la sua prima storia di copertina sugli orsi polari. Il servizio era dedicato alle femmine che trascorrevano l'inverno con i propri cuccioli appena nati. “Da anni cercavo di fotografare questo aspetto della vita degli orsi polari con quanto più rispetto e delicatezza possibile”, dice Rosing, “e quanto finalmente sono riuscito a presentare questo servizio al magazine mi sono sentito enormemente privilegiato”.
Sono passati 14 anni da allora, e Rosing ha un cucciolo sutto suo da accudire. Lo scorso aprile è diventato il padrino di uno dei due cuccioli di orso polare nati nello zoo Tierpark Hellabrunn di Monaco, in Germania. “Ho dato il mio nomignolo, ‘Nobby’, a uno dei cuccioli. Quando crescerà si chiamerà Norbert". Lo zoo cercava degli sponsor per i cuccioli, e quando Rosing lo ha saputo, si è fatto avanti. Pochi giorni dopo ha saputo di essere stato accettato.
Avendo trascorso gran parte della sua vita con gli orsi polari in natura, Rosing ha dei sentimenti contrastanti rispetto agli orsi in cattività. Gli zoo hanno un ruolo importante per la conservazione delle specie a rischio, dice. “Sono un'amante della natura. Gli zoo non sono posti che mi piacciono, ma so quanto zoo ben attrezzati siano necessari per assicurare la sopravvivenza di molti animali. Molte specie non esisterebbero già più senza la protezione degli zoo”.
L'habitat naturale di un orso polare è l'Artide, un luogo straordinario in cui la maggior parte delle persone non metterà mai piede. “La luce è magica. La sua integrità mi ha sempre sopraffatto”, racconta Rosing. Ma è anche un luogo in grande trasformazione. Il fotografo parla del ghiaccio pluriennale, che fa da "piattaforma stabile" per le creature artiche, e che si sta sciogliendo più velocemente del ghiaccio recente e più sottile, che scongela e si riforma ogni anno. E per raggiungere quel ghiaccio in recessione, gli orsi devono affrontare a nuoto distanze sempre maggiori. Molti di loro non ce la fanno, e annegano. Altri diventano sempre più affamati e gli episodi di cannibalismo si moltiplicano. È una storia tristissima”.
La situazione è sconfortante. E in qualità di "genitore" di un orso polare, la posta per Rosing è ancora più alta. Nobby, ospite del Tierpark Hellabrunn, potrà non risentire del cambiamento climatico come gli orsi in natura, ma il fotografo spera che il cucciolo possa contribuire a far capire al grande pubblico quanto è importante salvare questi animali.
“Spero che, pur se in uno zoo, viva una vita lunga e felice... Anche sua madre e suo padre hanno sempre vissuto in uno zoo. Nessuno di loro ha mai visto un iceberg alla deriva, nessuno di loro ha cacciato una foca. Ma milioni di visitatori vedranno Nobby, lo ammireranno, e forse penseranno ai suoi antenati artici. E chissà, magari qualcuno si chiederà: ‘Cosa possiamo fare per proteggerli?’ Se questo succederà, la vita di Nobby avrà avuto un senso”.
FONTE