Come il dente del narvalo, questa protuberanza da sempre incuriosisce gli scienziati: serve a catturare le prede o ad aumentare l'idrodinamicità? La risposta arriva in un video.
Il rostro permette al pesce vela dell'Atlantico (Istiophorus albicans) di attaccare i banchi di sardine servendosi dell'effetto sorpresa: quando si infila tra i pesci non viene notato, e grazie alla sua furtività e velocità ne risulta un attacco molto potente, non volto a forare una singola preda ma a colpirne, squarciandole, molte.
Lo racconta un nuovo studio su Proceedings of the Royal Society. Il rostro è una struttura lunga e piuttosto sottile, e riesce a passare inosservato nell'acqua in quanto la muove appena, creando un disturbo minimo e poco percettibile dagli altri pesci. Finora le teorie sulla sua funzione variavano parecchio, da strumento di caccia ad ausilio alla forma idrodinamica dell'animale, che ad oggi detiene il record ittico di velocità in quanto raggiunge i 110 chilometri orari, con quasi tre metri di lunghezza corporea.
Con lo studio del team dell'ecologo Jens Krause, che ha filmato questi straordinari animali all'opera, la funzione del rostro è stata infine rivelata. Grazie alla sua peculiare vela, l'Istiophorus albicans riesce a impedire la fuga delle prede: le raduna invece in gruppi sui quali poi concentra l'attacco insieme ai suoi compagni di caccia, ferendo e indebolendo il maggior numero possibile di pesci con il rostro. Virtualmente, spiegano i ricercatori, ogni individuo nel banco di pesci preso di mira viene ferito in una certa misura. La vela, inoltre, permette al pesce vela di rimanere stabile mentre muove il rostro, fendendo l'acqua a grande velocità (con un'accelerazione che raggiunge i 131 metri al secondo per secondo) in mezzo ai banchi di sardine. E se ne scappa qualcuna? Le prede fuggitive vengono inseguite e ingoiate intere, svelando il mistero di tutti quei pesci senza alcuna ferita rinvenuti nello stomaco dei pesci vela in passato.
Come racconta Krause, una nuotata insieme ai pesci vela non è propriamente un'esperienza rilassante, soprattutto perché cacciano in gruppo, fino a 40 animali. Tuttavia si muovono in maniera cauta e precisa, evitando ogni tipo di contatto con entità estranee e agendo a turni, presumibilmente per non rischiare di ferirsi a vicenda.
FONTE
Lo racconta un nuovo studio su Proceedings of the Royal Society. Il rostro è una struttura lunga e piuttosto sottile, e riesce a passare inosservato nell'acqua in quanto la muove appena, creando un disturbo minimo e poco percettibile dagli altri pesci. Finora le teorie sulla sua funzione variavano parecchio, da strumento di caccia ad ausilio alla forma idrodinamica dell'animale, che ad oggi detiene il record ittico di velocità in quanto raggiunge i 110 chilometri orari, con quasi tre metri di lunghezza corporea.
Con lo studio del team dell'ecologo Jens Krause, che ha filmato questi straordinari animali all'opera, la funzione del rostro è stata infine rivelata. Grazie alla sua peculiare vela, l'Istiophorus albicans riesce a impedire la fuga delle prede: le raduna invece in gruppi sui quali poi concentra l'attacco insieme ai suoi compagni di caccia, ferendo e indebolendo il maggior numero possibile di pesci con il rostro. Virtualmente, spiegano i ricercatori, ogni individuo nel banco di pesci preso di mira viene ferito in una certa misura. La vela, inoltre, permette al pesce vela di rimanere stabile mentre muove il rostro, fendendo l'acqua a grande velocità (con un'accelerazione che raggiunge i 131 metri al secondo per secondo) in mezzo ai banchi di sardine. E se ne scappa qualcuna? Le prede fuggitive vengono inseguite e ingoiate intere, svelando il mistero di tutti quei pesci senza alcuna ferita rinvenuti nello stomaco dei pesci vela in passato.
Come racconta Krause, una nuotata insieme ai pesci vela non è propriamente un'esperienza rilassante, soprattutto perché cacciano in gruppo, fino a 40 animali. Tuttavia si muovono in maniera cauta e precisa, evitando ogni tipo di contatto con entità estranee e agendo a turni, presumibilmente per non rischiare di ferirsi a vicenda.
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