Un crostaceo “fossile” con un enorme spermatozoo si è conservato per 16 milioni di anni in un sito australiano. Cosa dice l'evoluzione di questa curiosità?
Le lunghe code avvolte su loro stesse dello spermatozoo gigante appartenente al crostaceo fossile
In una zona fossilifera australiana, chiamata Riversleigh Heritage Area, che racchiude materiale da 5 a 25 milioni di anni fa, è stato scoperto un minuscolo crostaceo.
Al suo interno l’animale fossilizzato, un appartenente alla classe degli ostracodi, ha uno spermatozoo gigante: raggiunge la lunghezza di oltre un millimetro, un po’ più lungo del suo corpo (gli spermatozoi umani sono lunghi circa 60 micron, 17 volte più piccoli).
L’eccezionalità della scoperta, pubblicata da un gruppo di ricerca internazionale su Proceeding of the Royal Society B, non sta solo nel “gigantismo” della cellula sessuale maschile, ma nel fatto che il minuscolo essere è stato trovato con quasi tutto il corpo intatto dopo così tanto tempo. Il tutto risale infatti a circa 16 milioni di anni fa, quando il luogo era una grotta in una foresta tropicale.
Guano di pipistrelli
La grotta ospitava, come accade spesso ancora oggi, una colonia di pipistrelli; il loro guano depositato per millenni, ha coperto e perfettamente conservato il corpo dei piccoli crostacei (delle specie Heterocypris collaris e Newnhamia mckenzianae) con la loro struttura interna.
Insieme allo spermatozoo, si può vedere infatti anche l’organo di Zenker, che serve a trasportare le cellule sessuale verso le femmine, e altri organi interni. L’eccezionale scoperta conferma che gli ostracodi hanno evoluto molto tempo fa il “gigantismo” degli spermatozoi, una strategia presente anche in altre specie (come la Drosophila bifurca, il cui spermatozoo è lungo 5 centimetri). E che inoltre la strategia è evolutivamente di successo, perché si è conservata per milioni di anni.
Al suo interno l’animale fossilizzato, un appartenente alla classe degli ostracodi, ha uno spermatozoo gigante: raggiunge la lunghezza di oltre un millimetro, un po’ più lungo del suo corpo (gli spermatozoi umani sono lunghi circa 60 micron, 17 volte più piccoli).
L’eccezionalità della scoperta, pubblicata da un gruppo di ricerca internazionale su Proceeding of the Royal Society B, non sta solo nel “gigantismo” della cellula sessuale maschile, ma nel fatto che il minuscolo essere è stato trovato con quasi tutto il corpo intatto dopo così tanto tempo. Il tutto risale infatti a circa 16 milioni di anni fa, quando il luogo era una grotta in una foresta tropicale.
Guano di pipistrelli
La grotta ospitava, come accade spesso ancora oggi, una colonia di pipistrelli; il loro guano depositato per millenni, ha coperto e perfettamente conservato il corpo dei piccoli crostacei (delle specie Heterocypris collaris e Newnhamia mckenzianae) con la loro struttura interna.
Insieme allo spermatozoo, si può vedere infatti anche l’organo di Zenker, che serve a trasportare le cellule sessuale verso le femmine, e altri organi interni. L’eccezionale scoperta conferma che gli ostracodi hanno evoluto molto tempo fa il “gigantismo” degli spermatozoi, una strategia presente anche in altre specie (come la Drosophila bifurca, il cui spermatozoo è lungo 5 centimetri). E che inoltre la strategia è evolutivamente di successo, perché si è conservata per milioni di anni.
Un moderno ostracode (Newnhamia fenestrata)
Dilemma evolutivo
Ma perché questi crostacei, le drosofile e altri animali hanno sviluppato gli spermatozoi giganti, quando tutto il resto del mondo animale produce cellule sessuali maschili in grandi quantità, ma molto piccole? Non è facile spiegare il paradosso, ma secondo alcune ipotesi gli spermatozoi di grandi dimensioni sono un carattere sottoposto alla cosiddetta selezione sessuale, un po’ come la coda del pavone o il piumaggio degli uccelli del paradiso. Una volta che la femmina dimostra di “preferire” gli spermatozoi più grandi, è possibile che si inneschi una specie di corsa agli armamenti e i maschi iniziano a evolvere cellule sessuali sempre più grandi.
Potrebbe però anche essere un caso di competizione spermatica che avviene dopo la riproduzione; in questo caso solo gli spermatozoi più robusti riescono ad arrivare in fondo al tratto riproduttivo della femmina, che è lungo e convoluto. Insomma, anche da un minuscolo fossile con un curioso carattere corporeo possono sorgere grandi domande su come funziona la natura.
Nel video qui sotto (© Nature video) una ricostruzione del piccolo crostaceo, con gli strumenti utilizzati per studiarlo e le sezioni che mostrano dove si trovasse il grandissimo spermatozoo.
Dilemma evolutivo
Ma perché questi crostacei, le drosofile e altri animali hanno sviluppato gli spermatozoi giganti, quando tutto il resto del mondo animale produce cellule sessuali maschili in grandi quantità, ma molto piccole? Non è facile spiegare il paradosso, ma secondo alcune ipotesi gli spermatozoi di grandi dimensioni sono un carattere sottoposto alla cosiddetta selezione sessuale, un po’ come la coda del pavone o il piumaggio degli uccelli del paradiso. Una volta che la femmina dimostra di “preferire” gli spermatozoi più grandi, è possibile che si inneschi una specie di corsa agli armamenti e i maschi iniziano a evolvere cellule sessuali sempre più grandi.
Potrebbe però anche essere un caso di competizione spermatica che avviene dopo la riproduzione; in questo caso solo gli spermatozoi più robusti riescono ad arrivare in fondo al tratto riproduttivo della femmina, che è lungo e convoluto. Insomma, anche da un minuscolo fossile con un curioso carattere corporeo possono sorgere grandi domande su come funziona la natura.
Nel video qui sotto (© Nature video) una ricostruzione del piccolo crostaceo, con gli strumenti utilizzati per studiarlo e le sezioni che mostrano dove si trovasse il grandissimo spermatozoo.